Israele, quale democrazia?

Al termine dell’iniziativa “Le radici della Guerra” che si è tenuta Domenica 5 Novembre a Venezia abbiamo letto questa lettera inviataci da Giuditta Brattini e Mauro Tosi. Giuditta è rientrata in Italia, e per noi costituisce motivo di sollievo. A lei e Mauro il nostro abbraccio. L’apprensione per il massacro che stanno compiendo le forze israeliane a Gaza resta, purtroppo, tragicamente intatta.

All’inizio della vicenda dello stato di Israele abbiamo in molti pensato che, la presenza ebraica poteva costruire, un’esperienza importante, uno Stato in cui pratiche di convivenza, di aperta democrazia, avrebbero fatto sintesi con forme di socialismo praticato.

Ci spingeva in questo senso la storica dolorosa vicenda delle comunità ebraiche in tutto il mondo, escluse dai diritti sociali, dalle pratiche democratiche, dal voto, relegate ai margini della società, private dei diritti elementari come il lavoro, marginalizzate nella stessa libertà religiosa. Ci sembrava inevitabile che da questa dolorosa esperienza non potesse che sorgere un processo democratico, una alternativa politica e sociale.

Ci confermava in questa prospettiva la ricchezza di produzione culturale e democratica degli Ebrei, la loro presenza nella costruzione e direzione delle organizzazioni socialiste, democratiche e progressiste in tutta Europa. 

Ma l’illusione di un processo democratico, inclusivo, dove uguaglianza e partecipazione potessero costruire un modello di avanzata democrazia è durata molto poco. Già le prime pratiche di conquista della Palestina ne hanno svelato la diversa natura. Abbiamo visto il massacro dei civili e l’espulsione di più di 900.000 Palestinesi, dalla loro terra, la demolizione sistematica delle abitazioni, delle strutture civili, la sussunzione del territorio con l’esclusione di ogni forma di condivisione.

Oggi, come vendetta per l’assalto ai civili del 7 ottobre scorso, Israele sta esercitando una pesante ritorsione nei confronti della popolazione di Gaza con l’uso indiscriminato dei bombardamenti anche con armi non convenzionali, con l’assedio, il blocco delle forniture dell’acqua, del cibo, dell’energia elettrica e del gasolio. Non ultimo la chiusura delle comunicazioni, delle connessioni internet e telefoniche. Più di 9.000 vittime civili, in gran parte bambini, rappresentano una violazione del diritto umanitario internazionale.  

A motivazione e difesa delle politiche Israeliane si sostiene che Israele rappresenta l’unica democrazia in Medio Oriente e che, come tale, va comunque tutelata. Forse serve una riflessione su l’essenza di uno stato democratico, sui valori, principi e pratiche che lo qualificano. 

Democrazia è libertà, uguaglianza, solidarietà come progetti, come bandiere di conquista sociale, per unire i diritti individuali a quelli collettivi, universali ed esigibili. Una democrazia promuove giustizia e crescita collettiva e sostiene pace e convivenza contro ogni competizione e conflitto.

La Democrazia è il frutto di secoli del confronto fra gli uomini alla ricerca di condizioni di pace e di convivenza. È democratica la società connotata dai principi e valori che sono l’espressione di conquiste sociali sancite da patti condivisi di cui la Carta Costituzione, che Israele non ha, è lo strumento per la partecipazione attiva di tutti i cittadini.  

La sfida  per attuare la democrazia, è una Carta Costituzionale democratica, la sua applicazione nel progetto di costituire e promuovere la convivenza di etnie, di culture , di religioni diverse dove i cittadini sono gli esclusivi detentori del potere politico. 

La sovranità appartiene al popolonon allo Stato o alla Nazione. Israele con l’approvazione nel 2018 della Basic Law “Israele, patria del popolo ebraico” che sancisce: “La realizzazione del diritto di autodeterminazione nazionale in Israele è unica per il popolo ebraico; l’ebraico come lingua ufficiale e lo Stato guarda allo sviluppo dell’insediamento ebraico come un valore nazionale” non può rappresentare la Democrazia.

L’obbiettivo di Israele è l’esclusione-espulsione del popolo Palestinese dalla terra della Palestina storica. Oggi l’aggressione a Gaza ne è un esempio, il tentativo di spingere i palestinesi verso l’Egitto e con la presenza dei coloni e gli insediamenti cacciare i palestinesi dalla Cisgiordania alla Giordania. È la realizzazione dello Stato Nazione degli Ebrei dal Mediterraneo al Giordano.

Non è democrazia quella di Israele.  Israele che non si è data una costituzione come indirizzo di valori e diritti comuni, che non ha definito e posto limite ai suoi confini, che si è data una legge che la qualifica come Stato Nazione degli Ebrei dove agli arabo-israeliani non sono riconosciuti pari diritti.  

Nella palese pratica di esclusione dei palestinesi, anche attraverso la teorizzazione di diversità a base religiosa ed etnica, Israele ripercorre l’esperienza razzista del Sud Africa già condannato dalla Comunità Internazionale.

Questo paese, questa “Democrazia” ha i requisiti per essere accettato nella Comunità Europea?

Mauro Tosi, Giuditta Brattini  

04/11/2023

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