Non è solo Gaza. E’ la democrazia nel mondo.

Come Sinistra Italiana abbiamo partecipato in questi giorni alle manifestazioni indette dalla comunità palestinese veneta per il cessate il fuoco. Di seguito un nostro contributo.

La battaglia per il diritto alla libertà e all’autodeterminazione del popolo palestinese ci riguarda. Ci riguarda non solo perché la libertà di un popolo riguarda tutti ma perché l’oppressione del popolo palestinese è la riedizione di una forma di colonialismo “oggi di insediamento” che pensavamo storicamente sconfitta e che colpisce una parte del mondo a noi vicina in tutti i sensi.

Il Sionismo è una forma di colonialismo che mira a impossessarsi della terra attraverso la spoliazione dei nativi con l’attuazione di forme di marginalizzazione, di servitù, di espulsione. Nei fatti la politica dello Stato di Israele è stata negli anni indirizzata ad annullare forme di condivisione e a escludere il Popolo Palestinese. 

Nelle motivazioni Israeliane ritroviamo, ulteriormente accentuate, le stesse dell’insediamento coloniale europeo nei confronti delle Americhe, dell’Australia, del Sud Africa. Dal richiamo ricorrente della Terra Vergine, il mito della frontiera, alle pretese di eccezionalismo storico e di elezione biblica, avanzate dai Coloni. 

L’’occupazione militare israeliana è chiaramente finalizzata alla punizione collettiva della Popolazione Palestinese, alla sua espulsione dai territori di Gaza e della Cisgiordania, a una pulizia Etnica indirizzata a ridurne la stessa presenza numerica. Le politiche di Israele sono fondamentalmente improntate alla logica di eliminazione dei nativi e all’appropriarsi della terra. Il Dominio Sionista è particolarmente accentuato dal richiamo all’identità religiosa. 

Gli strumenti applicati dall’Esercito Israeliano sono inaccettabili, l’uso di bombardamenti devastanti mirati a demolire tutte le strutture civili, scuole e ospedali e la pratica di armamenti vietati come il fosforo bianco sono parte di una violenza senza limiti che è arrivata a inondare con acqua di mare i cunicoli sotterranei.   L’aggressione si manifesta oltre che con l’uso dell’apparato militare, in tutte le maniere, con il blocco delle forniture alimentari, dei medicinali, dell’energia, della stessa acqua.

Grave la pratica dell’arresto dei civili, donne comprese, spogliati, torturati, interrogati, sottoposti a pratiche di violenza e di umiliazione fisica in aperto contrasto con le norme di tutela internazionale.  

La politica Israeliana è sostenuta dagli Usa che hanno esercitato, con inaccettabili motivazioni, il Veto nel Consiglio di Sicurezza Onu sulla richiesta di cessazione dell’attività militare, delibera che ha successivamente ottenuto la stragrande maggioranza dei voti dell’assemblea ONU, spicca la servile astensione dell’Italia.  Il blocco della delibera è un ulteriore pesante attacco all’ONU e al diritto internazionale. A questo si affianca il sostegno della Destra e lo schieramento univoco della gran parte degli organi di informazione dove l’uso di un doppio standard a favore dell’informazione israeliana è ormai pratica comune.

La difesa del diritto alla libertà e all’autodeterminazione del Popolo palestinese diventa così un punto dirimente per le prospettive democratiche e per la pace mondiale e deve essere al centro della nostra politica nazionale e internazionale.

Ci aspettano nei prossimi giorni e settimane l’impegno per l’informazione, per rendere pubblico lo stato delle cose, per denunciare la violazione delle norme internazionali che tutelano i civili, per fermare l’aggressione.

La fine dell’aggressione, il cessate il fuoco, è la parola d’ordine di cui ci dobbiamo fare carico come elemento base di ogni iniziativa politica.  

Ci dobbiamo rivolgere a tutte le forme istituzionale, alle forze politiche, alle associazioni culturali e d’informazione per ottenere pronunciamenti, denunce, iniziative che condannino l’operato  di Israele e delle sue forze armate e chiedano l’interruzione immediata della strage e il ripristino di condizioni di vita accettabili per tutta la popolazione  palestinese. 

L’impegno, fin da subito, dovrà essere quello di riconoscere e attuare l’ipotesi di Stato che rispetti l’autonomia e il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Scelta che sia per i due stati che per uno solo dovranno essere effettuate   con la partecipazione di tutte le componenti dell’autogoverno e della resistenza palestinese, sotto il controllo e la garanzia della presidenza dell’Onu.  

Le successive scelte di composizione dovrà comunque rispettare i confini fissati dalle nazione unite nel 67, la cancellazione delle successive e arbitrarie annessioni di Israele e delle normative discriminatorie a danno dei Palestinesi e i non Ebrei. 

Gli strumenti di pressione politica e diplomatica sono tanti e vanno praticati tutti. Deve pesare sul Governo israeliano la condanna politica e l’isolamento internazionale. 

Chiediamo. – La richiesta formale di “Cessate il fuoco” e di ripristino delle forniture vitali alla popolazione, da parte del Governo Italiano. – Il riconoscimento dello Stato della Palestina come già in atto da parte della maggioranza degli stati del mondo. 

Ci impegniamo. – Per il ritiro dell’Ambasciatore e l’interruzione dei rapporti diplomatici. – l’interruzione di attività commerciali e industriali con enti e istituti Israeliani. – il boicottaggio dei prodotti agricoli, delle merci, delle iniziative turistiche di Israele.

No al presidenzialismo nelle Circoscrizioni del Comune di Verona

Per un proporzionale partecipato e democratico

Avevamo preso visione della proposta dell’assessore Benini di riforma istituzionale, e conseguentemente elettorale, delle Circoscrizioni del Comune di Verona. Tale proposta non solo non era stata prevista negli accordi programmatici della Coalizione di Rete, ma da noi e dalla lista “In Comune per Verona – Sinistra Civica Ecologista” e dai e dalle rappresentanti nelle circoscrizioni di In Comune per Verona era stata ritenuta inaccettabile.

Con tale proposta si vuole introdurre il presidenzialismo, con l’elezione diretta del presidente, con il metodo maggioritario, introducendo persino il voto differenziato (un voto ad un candidato presidente e un voto ad una lista di altro schieramento politico).

Si ritiene così di dare maggiore forza e ruolo alle Circoscrizioni, cui dovrebbero essere aggiunti nuovi poteri deliberativi, nuove funzioni amministrative e maggiori risorse finanziarie per allargare il decentramento amministrativo. Ma le nuove materie delegate, trasferite, nella riforma, sono: la viabilità e la segnaletica di quartiere! Così la montagna partorisce un topolino, un topolino nano.

Le Circoscrizioni nascono, dopo l’esperienza delle Consulte di quartiere, sulla scia di mobilitazioni e richieste di allargamento della partecipazione popolare alle scelte del governo locale.

Le forze politiche e sociali più progressiste, i corpi intermedi della società, comitati e molti cittadini richiedono una maggiore partecipazione democratica, un maggior concorso popolare e dell’associazionismo al governo della città, della cosa pubblica e dei beni comuni.

Non si vuole svuotare il Consiglio comunale delle sue funzioni e dei suoi poteri, erigendo otto piccoli nuovi municipi decentrati, ma si vuole allargare la partecipazione democratica, coinvolgere più e più cittadini al processo di decisione amministrativa. Le scelte, le delibere, le grandi decisioni che riguardano la città non debbono essere prese da pochi eletti, nel chiuso del palazzo, ma coinvolgere nel loro percorso più protagonisti possibile.

Le Circoscrizioni, che per legge dello Stato non hanno personalità giuridica (non possono indire appalti, fare contratti, ecc..), vengono istituite dal Comune non solo per chiedere pareri sui più importanti provvedimenti (bilanci, programmi, piani, ecc..), non solo affinché sia esercitato un maggiore controllo popolare sulle scelte amministrative più significative, ma, soprattutto, per cogliere proposte, indicazioni, soluzioni amministrative dalla cittadinanza attiva e per stimolare i cittadini a concorrere nel governo della città. Sono luoghi di raccolta delle opinioni e delle istanze provenienti dalla città per fornirle alle decisioni del Consiglio comunale.

Ovviamente servono anche, come luoghi, per decentrare servizi municipali nei quartieri per quanto possibile.

Tutto ciò non può che prevedere un sistema elettorale capace il più possibile di cogliere le più diverse aspirazioni, i più diversi orientamenti politici, civici e culturali. Serve applicare un sistema elettorale che non manipoli con meccanismi contabili la volontà popolare, ma la sappia rappresentare interamente e per ciò serve adottare il sistema elettorale proporzionale puro (come voluto da uno dei padri delle Circoscrizioni, l’ex sindaco Gozzi).

Per quanto richiesto alle Circoscrizioni, non vale far prevalere il criterio della stabilità amministrativa, della governabilità, alla volontà popolare che si vuole promuovere, altrimenti si riduce la partecipazione democratica. Spesso, nelle istituzioni elettive, aver fatto prevalere il sistema elettorale maggioritario per garantire stabilità, ha prodotto governi espressione di una minoranza del corpo elettorale, allontanando sempre più la partecipazione democratica, riducendo al minimo il numero degli elettori.

Adottare il presidenzialismo e il sistema elettorale maggioritario per eleggere organi di partecipazione e di ascolto delle opinioni e delle richieste della cittadinanza è un controsenso!

Dovremmo tornare al proporzionale e comunque non al presidenzialismo!

Un conto è rivedere lo Statuto e il Regolamento delle Circoscrizioni, un altro conto è farlo per introdurre il presidenzialismo in un ente privo, tra l’altro, di personalità giuridica!

All’assessore Benini ed al Pd chiediamo di ritirare questa proposta invitandoli a rivisitare, insieme, Statuto e Regolamento delle Circoscrizioni.

Le Circoscrizioni, per legge dello Stato, vanno interpretate come un allargamento del Consiglio comunale, senza avere i suoi poteri decisionali, ma che concorrono a dare soluzioni politiche e amministrative al governo della città, promuovendo la partecipazione democratica, raccogliendo la volontà popolare. E’ da qui che dobbiamo partire, non dal produrre otto capetti, otto mini sindaci senza scettro.

Già alla fine del 2020, la Giunta Sboarina, con l’assessore Padovani, ha varato una riforma elettorale delle Circoscrizioni, prevedendo la presentazione di coalizioni di liste e premio di maggioranza tale da far raggiungere alla coalizione o lista vincenti il 60% dei seggi. Il Governo locale di destra si è fermato lì, anche se aveva promesso di trasferire, successivamente, nuovi compiti e risorse alle Circoscrizioni.

Ora bisogna aprire un altro percorso politico di aggiornamento delle Circoscrizioni, ma di segno opposto, che le rafforzi nelle loro funzioni, attività e ruoli di suscitatrici di partecipazione democratica e popolare, che allarghi la presenza degli attori sociali, che non produca otto capetti pseudo sindaci, ma cerchi di far rappresentare il massimo del pluralismo esistente nel sociale. Ogni cittadino sia uguale nel voto, una testa e un voto, senza produrre, nei risultati, discriminazioni ed esclusioni con il sistema elettorale maggioritario che manipola, prima e dopo il voto, la volontà popolare. Così che ogni cittadino sia eguale davvero nel voto, affinché “una testa, un voto” valga ancora. Conseguentemente va reintrodotto il sistema elettorale proporzionale puro, adeguando la platea dei Consigli di Circoscrizione applicando il criterio del rapporto cittadini residenti ed eletti del Tuel (Testo unico enti locali) valevole per i Comuni.

In particolare le norme nazionali prevedono l’elezione di 16 consiglieri per una popolazione che conti tra i 3.000 e i 10.000 abitanti, 20 consiglieri tra i 10.000 e i 30.000 abitanti, 30 consiglieri tra i 30.000 ei 100.000 abitanti.

Naturalmente siamo disponibili a rivedere sia Statuto che Regolamento delle Circoscrizioni al fine di rendere più funzionanti ed efficaci le loro attività complessive e i loro rapporti con il Municipio.

Possiamo essere d’accordo con le proposte che riducono le firme per la presentazione delle liste elettorali nelle Circoscrizioni, ma riteniamo anche che debba essere data la opportunità alle liste che si presentano in coalizione per l’elezione del Consiglio comunale di presentarsi nelle elezioni contemporanee delle Circoscrizioni unite in liste comuni, riproducendo i loro simboli nel simbolo della lista comune, senza raccogliere le firme.

Sinistra Italiana di Verona